16 Nov AGRICOLTURA RIGENERATIVA: FACCIAMO CHIAREZZA SU CHI E QUANDO
Ci siamo, c’era da aspettarselo. Sull’onda lunga del greenwashing imperante delle Multinazionali arriva anche Bayer, il colosso mondiale dell’Agroindustria. In occasione dell’Innovation Summit 2023 ha parlato di transizione globale e di come l’avanguardia passi dall’agricoltura rigenerativa. Fertilità delle colture, prodotti biologici, biocarburanti, carbon farming, tecnologie di precisione e piattaforme digitali. Questi i segmenti in crescita individuati da Bayer. Stringendo all’osso ed eliminando gli effetti scenografici la vera strategia è:
- Utilizzo della chimica tout court
- Immissione di nuovi fungicidi ed erbicidi
- Nuove tecnologie di breeding per la riproduzione controllata di piante e animali
- Gene editing per la creazione di sementi personalizzate
Ma che cos’è in effetti questa Agricoltura rigenerativa di cui sembra che oggi tutti se ne assumano la paternità e le competenze?
Per la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Unccd) l’Agricoltura rigenerativa “è una metodologia che ripristina la salute del suolo e protegge l’acqua e la biodiversità riducendo l’erosione, la lavorazione del terreno e l’uso di prodotti chimici agricoli, integrando colture, alberi e bestiame nelle fattorie”. Più semplicemente, l’Agricoltura rigenerativa mira ad aumentare la produzione con meno input, lasciando intatto il nostro mondo naturale.
Arca Benefit non la vede così o meglio non completamente. Lo spazio concesso a un uso “ridotto della chimica”, ad esempio, cozza fortemente con alcuni principi di base definiti nel suo “Manifesto della Rigenerazione” e che possono essere così sintetizzati:
CERTIFICAZIONE BIOLOGICA
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono rispettare i requisiti della certificazione biologica del Regolamento (UE) 2018/848, incluse successive modifiche ed integrazioni. Di conseguenza non è ammessa la chimica di sintesi e non sono ammessi gli ogm.
DIVERSIFICAZIONE DELLE COLTURE
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono adottare un piano di avvicendamento pluriennale che favorisca la diversità colturale e l’impiego di colture consociate rispetto a quelle pure.
COPERTURA COSTANTE DEL SUOLO
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono garantire la copertura costante del suolo attraverso il rilascio dei residui delle colture precedenti in superficie e la coltivazione di apposite colture intercalari non destinate alla raccolta (colture di copertura, o cover crop) tra due colture da reddito.
MINIMO DISTURBO AL SUOLO
Gli interventi devono apportare il minimo disturbo al suolo: le operazioni colturali in campo devono essere il più limitate possibile e di ridotta intensità, ed eseguite con macchine adeguatamente calibrate al fine di ridurre il compattamento del suolo e attrezzature dotate di organi lavoranti tali da non invertire gli orizzonti pedologici.
USO DI SEMENTE BIOLOGICA
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono impiegare sementi e materiali di moltiplicazione vegetativa di certificazione biologica.
FERTILIZZAZIONE ORGANICA EQUILIBRATA
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono redigere un “Piano di fertilizzazione” predisposto su base pluriennale ed eseguire una fertilizzazione organica equilibrata.
USO EFFICIENTE DELLE RISORSE IDRICHE
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono mantenere il giusto rapporto tra suolo ed acqua. A tal fine, l’irrigazione dev’essere eseguita attraverso la determinazione di epoche e volumi d’adacquamento, basata quindi su dati misurabili e non empirici.
USO DI PIATTAFORME GESTIONALI
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono disporre di una piattaforma gestionale, regolarmente aggiornata, che permetterà la digitalizzazione e la tracciabilità dell’intera filiera produttiva.
FORMAZIONE PARTECIPATA DEGLI AGRICOLTORI
Gli aderenti al Manifesto della Rigenerazione devono partecipare alle giornate formative sull’agricoltura biologica rigenerativa organizzate e promosse da Arca Srl Benefit.
STIPULA DI CONTRATTI DI FILIERA PLURIENNALI
Le aziende agricole aderenti a Il Manifesto della Rigenerazione devono sottoscrivere un contratto di filiera pluriennale che permetterà la valorizzazione dei loro prodotti e degli attori della filiera produttiva.
Arca Benefit è giunta a queste conclusioni dopo più di 35 anni di esperienza e ricerca nel campo dell’agricoltura biologica rigenerativa. Il Progetto ARCA infatti nasce nei primi anni ‘80 e per la prima volta codificò il termine di “rigenerazione” in agricoltura. L’acronimo di “Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente” risale a quel tempo e la contestuale registrazione del marchio ne comprova l’effettiva primogenitura. Certo, nel 1968 era nato il Club di Roma, una associazione non governativa, non-profit, di scienziati, economisti, uomini e donne d’affari e attivisti dei diritti civili, che poneva le basi per il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” in cui si affrontava il tema dell’umanità destinata a confrontarsi, nei decenni a venire, con le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta. Già dal 1948, invece, quello che oggi si chiama Rodale Institute, negli Stati Uniti, dava l’avvio alle esperienze dell’agricoltura organica o biologica e iniziò a parlare di agricoltura organica rigenerativa negli anni ‘80 più o meno contemporaneamente ad Arca. Per inciso nel 2016-2017 Rodale Institute e Arca Benefit si sono incontrati ai massimi livelli scambiandosi le visite nelle rispettive sedi.
In maniera autonoma, quindi, il Progetto ARCA, poneva e pone come modello la casa colonica mezzadrile tradizionale delle colline marchigiane quale sistema di riciclo chiuso, modello primordiale di economia circolare e di agricoltura biologica rigenerativa in essere nelle nostre zone prima dell’avvento della rivoluzione verde, che era anche un sistema di tutela della biodiversità e un presidio strutturale e culturale del territorio. Un’ispirazione che proveniva direttamente dall’antica agricoltura biologica rigenerativa tradizionale, come dicevamo sopra, quando la meccanica era animale, gli ogm e la chimica di sintesi erano di la’ da venire, la bulatura aveva anticipato le cover crops e la rigenerazione era un obbligo altrimenti, letteralmente, l’anno successivo non si mangiava. Queste intuizioni, nel corso degli anni successivi, hanno determinato lo sviluppo dell’agricoltura biologica poi adottata dal Regolamento Europeo con l’innesto delle moderne conoscenze scientifiche. È proprio su questa scorta che l’Arca di oggi può fare un bilancio: l’adozione del Regolamento biologico, gli ultimi sette anni di ricerche e di prove di campo, la meccanica ad hoc di nostra invenzione, le rotazioni colturali lunghe, l’introduzione delle cover crops. Agli inizi degli anni ‘80 in verità Arca scelse di studiare e sperimentare sia l’agricoltura biologica che quella integrata, per poi concentrarsi solo su quella biologica, vista come la più congeniale alla propria filosofia e considerata la più vicina alle tradizioni. Ha poi cercato sempre più di alzare l’asticella virando verso l’agricoltura biologica rigenerativa introducendo anche una innovazione fondamentale. L’agricoltura biologica prevede infatti l’applicazione delle regole previste dal Regolamento europeo che richiede solo una semplice certificazione di processo senza la costatazione dell’effettivo impatto sul suolo e sull’ambiente. Per noi di Arca invece non basta semplicemente seguire un protocollo di processo ma reputiamo necessario farlo seguire dalla comprovazione e dalla certificazione oggettiva degli effetti riscontrati.
Anni di ricerca e sperimentazioni, con il supporto di Università nazionali e internazionali, hanno evidenziato, come con l’adozione delle pratiche agronomiche biologiche rigenerative proposte da Arca Benefit, si verifichino miglioramenti significativi rispetto a quelli riscontrati con quelle dell’agricoltura biologica. Ad esempio nella capacità del suolo di ritenere la componente idrica a tutela dell’erosione dello stesso, (e conseguente prevenzione dei dissesti che provocano danni alle persone e alle cose), nel miglioramento della sua fertilità, nell’aumento di biodiversità, nel recupero di essenze e sapori nei cibi, nella bellezza dei territori. Oltre ad un aumento della qualità dell’acqua sia di superficie che di falda dovuta all’aumentata capacità di filtraggio del suolo stesso che impedisce la lisciviazione dell’azoto e la perdita di fosforo. Il distillato di queste esperienze è il Disciplinare ORSS® (Organic Regenerative agriSoil System), un marchio registrato a livello europeo e un processo codificato) il sistema di individuazione e applicazione delle pratiche agricole bio rigenerative secondo Arca Benefit.
D’altronde l’upgrading del biologico, che Arca sta spingendo verso il bio rigenerativo, oggi viene richiesto anche dal mercato a valle che vede il prodotto bio in una fase di maturità avanzata data da problemi di contraffazione, logiche di pricing al ribasso e crisi di identità. Da non dimenticare anche gli investimenti profusi da Arca Benefit in termini umani ed economici al fine di sensibilizzare la componente Politica, i Consumatori gli Agricoltori e loro Associazioni in innumerevoli occasioni di incontro, scontro a volte e confronto. Il Progetto ARCA, oggi, ha maturato la sua visione olistica, un vero e proprio processo controllato di filiera, che va dall’assunzione del cibo alla rigenerazione ambientale. “Mangiare è un atto agroambientale” sostiene Arca Benefit, parafrasando il celebre detto di Wendell Berry mentre “Suolo sano” = “Cibo sano” = ”Gente sana” = “Pianeta sano” è la sua equazione, un vero e proprio mantra recitato sin dalle origini.
La visione di Arca Benefit vede in un’unica sequenza:
– la corretta alimentazione e la soddisfazione delle esigenze dell’utilizzatore finale, vero e proprio regista dell’intero processo seppur ancora inconsapevole,
– la qualità e la sanità dei cibi provenienti dalla trasformazione delle materie prime agricole ottenute con pratiche biologiche rigenerative del suolo e dell’ambiente,
– l’attività agricola da considerarsi come impresa vera e propria con le sue giuste esigenze di reddito, ma anche come gestore responsabile del territorio e dell’ambiente,
– la rigenerazione ambientale apportata dall’agricoltura biologica rigenerativa (disciplinare ORSS®) che riattiva tutti i sevizi ecosistemici al suolo, all’acqua e all’aria, i veri pilastri della vita purtroppo oggi completamente bistrattati,
– la rinnovata fiducia tra l’uomo che mangia e l’uomo che produce il cibo e l’innovativo patto di alleanza ideale stipulato fra loro per prendere atto e coscienza delle proprie responsabilità sulla qualità dell’ambiente con la consapevolezza che attraverso le proprie scelte, anche le più banali e quotidiane, si deve e si può fare moltissimo partendo dalla visione integrata del Progetto ARCA.
Una storia vera, quella del Progetto ARCA, un credo, l’impegno di una vita, soprattutto dell’ideatore visionario che è stato Bruno Garbini, uomo del e per il territorio che lo ha visto nascere e realizzare i suoi progetti. Tutti tranne uno: quello di vedere finalmente realizzato compiutamente questo Progetto per passarlo alle generazioni future. Un sogno? Davide contro Golia? Forse, ma di questo si vive al di là di quello che può dire Bayer o chicchessia
Scritto a quattro mani da Massimiliano Montesi e Bruno Garbini
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