Com’è possibile crescere all’infinito in un sistema chiuso come il nostro pianeta?
Per quanto tempo possiamo continuare ancora a sperperare risorse non rinnovabili?
Non ha forse il pianeta cominciato a mostrarci i primi sintomi della sua insofferenza?
È moralmente ed eticamente giusto lasciare l’incombenza alle generazioni future?
Il mercato e il meccanismo domanda-offerta possono rispondere alle nostre necessità salutistiche e ambientali?
C’è chi sostiene che i cambiamenti climatici siano ciclici e non dipendano dalle attività umane, ma non è più corretto affermare che mai prima d’ora il pianeta è stato così affollato, il benessere così diffuso e ottenuto purtroppo a scapito dell’ambiente?
È possibile continuare ad affidare la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, ovvero “il triangolo della vita”, a consumatori e agricoltori, non sempre consapevoli delle conseguenze delle loro scelte?
Dati gli allarmi lanciati dalla quasi totalità degli scienziati, non è giunto il momento che ognuno di noi incominci a fare qualcosa in più per contrastare o allontanare il famigerato “punto di non ritorno”?
“Il suolo è il grande connettore della nostra vita,
la fonte e la destinazione di tutti noi”
Il terreno in passato era considerato un organismo vivente. Ora è diventato un elemento da sfruttare. Non ci si è più adattati alla natura e ai suoi tempi, ma si è cercato di stravolgerla.
Le pratiche agricole tradizionali stanno danneggiando questa risorsa vitale che ospita un quarto della biodiversità del pianeta. Lo sfruttamento della terra, la mancanza di rotazione delle colture e input non adeguati hanno determinato la perdita del 30% del nostro suolo negli ultimi 150 anni: un’erosione che ha causato la scomparsa di numerose specie vitali e che incrementa le modificazioni climatiche.
Un terreno sano ha infatti la capacità di trattenere CO2 che altrimenti andrebbe dispersa nell’atmosfera sotto forma di emissioni.
Un terreno sano e in particolare i suoi primi aurei centimetri di profondità ritengono la sostanza organica che genera la vita.
Un terreno sano trattiene acqua diminuendone i tempi di corrivazione grazie alla maggiore capacità di assorbimento, intervenendo sul dilavamento e sulla desertificazione.
Un terreno sano preserva il patrimonio marino dal fenomeno dell’eutrofizzazione, l’inquinamento delle acque dovuto alla sovrabbondanza di nitrati e fosfati.
Oggi lo stato dei suoli agricoli è in condizioni drammatiche diffuse, allo stato fisico e a quello chimico. Lo dimostra la presenza sistematica di sostanze dannose per l’organismo e la carenza nutritiva negli alimenti, che risultano sempre più depauperati nelle loro componenti, compreso il gusto.
Le sostanze nocive hanno un impatto sugli organismi che si vogliono contrastare, ma al tempo stesso danneggiano le proprietà fisiche e chimiche dei suoli, gli interi ecosistemi e la salute pubblica.
“Fa’ che il cibo sia la tua medicina
e che la medicina sia il tuo cibo”