
27 Giu SISTEMI BIO-RIGENERATIVI NEI SUOLI SICILIANI: PRATICHE E RISULTATI DEL PROGETTO SIC.A.RI.B.
Soluzioni agroecologiche bio-rigenerative contro le criticità dell’agricoltura mediterranea
L’agricoltura mediterranea è gravemente esposta agli effetti della crisi climatica, che si traduce in minor disponibilità idrica e maggior rischio di siccità e ondate di calore, ridotto periodo vegetativo delle colture e rese inferiori alla media storica, maggior rischio di erosione e perdita di fertilità dei suoli. In questo senso, assume crescente importanza il mantenimento della fertilità del suolo e la conservazione delle risorse idriche, anche tramite strategie di innovazione che vedano il concorso di saperi scientifici, tecnici ed esperienziali chiamati a cooperare nell’identificazione di opzioni organizzative adatte agli specifici contesti colturali e attuabili dalle aziende in funzione delle disponibilità meccaniche, dell’agibilità ecologica e delle opportunità di mercato. Al contempo, è necessario capitalizzare e socializzare le competenze socio-tecniche che emergono dando vita a reti locali di condivisione di conoscenze e percorsi tecnici. In questa chiave, lo sviluppo della co-innovazione agroecologica abbraccia l’insieme delle sfide socio-economiche e climatico-ambientali con l’obiettivo di assicurare congiuntamente qualità e accessibilità del cibo, salute dei consumatori e degli operatori, tutela del territorio e sviluppo rurale, gestione delle incertezze legate al cambiamento climatico, sequestro di anidride carbonica dall’atmosfera.

Campo dimostrativo con consociazione colturale presso I Locandieri – Soc. Coop. Soc.
In Sicilia, il Gruppo Operativo SIC.A.RI.B. (Sicilia Agroecologica Rigenerativa Biologica), finanziato dalla Misura Cooperazione del PSR regionale, ha inteso spingere la frontiera della sostenibilità, portando a sintesi approcci ed esperienze di agricoltura biologica, agroecologia e agricoltura rigenerativa in ambito di seminativi e di colture arboree (mandorleti) tipici dell’agricoltura e della dieta mediterranea. Da questo concorso di approcci ad alta vocazione ecologica, il progetto si è concentrato su una serie di criteri operativi di ordine tecnico e organizzativo quali il miglioramento delle condizioni del suolo al fine di aumentarne l’attività biologica, la minimizzazione della perdita di risorse – come nutrienti, acqua, biodiversità – tramite l’aumento della copertura del suolo, l’aumento delle interazioni biologiche positive e delle sinergie tra i diversi elementi dell’agroecosistema valorizzando la funzionalità reciproca delle colture e delle essenze floristiche, anche quale funzione di controllo delle avversità biotiche e di utilizzo complementare ai nutrienti del suolo.
Perché SIC.A.RI.B.: obiettivi e finalità del progetto per la sostenibilità agricola in Sicilia
Nell’implementare la sua strategia di convergenza operativa tra pratiche e approcci già testati in altri contesti e ispirati all’agroecologia e alla rigenerazione dei suoli e del sistema agroalimentare, SIC.A.RI.B. intende anche testare le condizioni per garantire un più ampio rafforzamento delle competenze in un quadro di comunità rurale e di dialogo socio-tecnico tra produttori regionali. L’adozione di dinamiche interattive mutuate dagli approcci di living lab e la definizione di protocolli di automonitoraggio per garantire una maggiore autonomizzazione dei produttori proiettano l’intervento del progetto anche dentro una riformulazione dell’AKIS per il settore biologico cui aspirare per i prossimi anni.
Dal piano all’azione: la strategia operativa di SIC.A.RI.B. per rigenerare i suoli
Il modello rigenerativo agroecologico è stato adottato in via sperimentale in due aziende agricole pilota di progetto, rappresentative delle realtà produttive tipiche della regione, e adattato in altre aziende del Gruppo Operativo nelle sue componenti essenziali, al fine di verificare le condizioni di accrescimento della performance di sostenibilità in regime biologico, valorizzando la biodiversità funzionale, riducendo gli interventi meccanici e concorrendo al sequestro del carbonio.
Il modello agricolo biologico conservativo o ‘bio-rigenerativo’ è stato sviluppato mettendo a confronto sistemi di gestione innovativo e tradizionale e monitorandone la performance. Questa prima fase è stata compiuta attraverso un’analisi cartografica preliminare e con dei successivi sopralluoghi in campo, definendo successivamente il parco macchine e il loro relativo uso per l’esecuzione delle operazioni colturali previste nel sistema innovativo. Con particolare riferimento alla gestione agroecologica dei seminativi, specifica attenzione è stata posta sull’introduzione della consociazione cece (Cicer arietinum L. – var. Pascià) e frumento tenero (Triticum aestivum L. – var. Maiorca) con lo scopo di migliorare la produttività per unità di superficie e il controllo delle specie spontanee rispetto alla coltivazione in purezza delle due specie.
Monitoraggi periodici in specifici momenti colturali sono stati condotti dai ricercatori e dai tecnici coinvolti, sulla cui base sono stati predisposti protocolli di monitoraggio per la valutazione della qualità del suolo e della flora spontanea, consistenti nell’applicazione di metodi semplici, intuitivi e replicabili per la raccolta di informazioni utili a descrivere il contesto, lo stato di ‘salute’ di un sistema di coltivazione e l’effetto delle pratiche agricole adottate, puntando a rendere possibile l’apprezzamento anche da parte degli stessi agricoltori tramite autovalutazione, evitando l’esigenza di ricorrere a – e dipendere da – specialisti settoriali. Particolare attenzione è stata posta sulla valutazione della diversità floristica quale fattore importante nell’analisi di un sistema di gestione, in quanto una maggiore ricchezza di specie associata ad un’omogenea distribuzione degli individui tra le specie presenti indica assenza di fenomeni di dominanza e un ridotto rischio di selezione di una flora infestante competitiva e di più difficile gestione, oltre alla capacità di fornire servizi ecosistemici quali il supporto al ciclo dei nutrienti o l’attrazione di organismi utili.

Evento in campo di maggio 2025 presso Dara Guccione Biofarm, partner del progetto SIC.A.RI.B.
Risultati agronomici, approccio Living Lab e impatti sulla comunità e sul territorio
I risultati ottenuti sono stati influenzati dall’andamento meteorologico. Ciononostante, le produzioni hanno rispettato le attese, dimostrando una maggiore resilienza e produttività della coltura consociata rispetto a quella pura, soprattutto per quanto riguarda la leguminosa. In un’azienda la tecnica di semina ha favorito maggiormente lo sviluppo del frumento tenero rispetto al cece mentre in un’altra, dove le operazioni colturali sono state eseguite cercando di minimizzare il disturbo al suolo, la buona fertilità residua del suolo precedentemente incolto ha favorito il risultato del frumento. Un altro aspetto emerso è il maggior controllo della flora spontanea da parte della coltura consociata rispetto a quella pura di cece. La consociazione è riuscita a garantire una buona produzione totale per unità superficie, maggiore rispetto a quella ottenuta dalla coltivazione in purezza del cece.
I risultati del campionamento floristico hanno mostrato un diverso sviluppo delle spontanee in funzione della coltura, con i valori maggiori associati al cece in purezza e minori al frumento in purezza, valori associabili al diverso vigore competitivo delle due specie, con il frumento a più rapido insediamento del cece, lasciando meno spazio e risorse all’insediamento delle spontanee. Allo stesso tempo, la densità del cece risulta maggiore nel mix che in purezza, indicando come la maggiore competitività del frumento, contribuendo a ridurre il numero di spontanee, riesca a dare un vantaggio competitivo al cece sin dalle prime fasi di sviluppo, con un effetto di supporto tra le due specie coltivate in intercropping, evidenziando i pregi di questa pratica in particolare nel sostenere lo sviluppo del cece.
La composizione specifica della comunità di spontanee, così come la sua caratterizzazione in termini di tratti funzionali, è in grado infatti di fornire sia informazioni circa l’effetto competitivo della stessa componente spontanea, che il suo contributo a supporto della produzione e dell’ambiente (ad esempio l’azoto-fissazione o il supporto agli insetti pronubi ed impollinatori).
Gli strumenti per l’automonitoraggio identificati con il protocollo messo a punto nel progetto sono di facile reperimento e non richiedono una formazione scientifica, permettendo agli agricoltori di confrontare i risultati nel tempo e di valutare la risposta all’implementazione delle pratiche. In questo modo, il monitoraggio e l’analisi della comunità di spontanee può fornire informazioni utili circa la provvisione di servizi e/o disservizi ecosistemici da parte dei sistemi innovativi rispetto al business as usual.
Oltre alla messa a punto di pratiche rigenerative e agroecologiche il progetto ha sollecitato l’interesse degli operatori rispetto all’adottabilità di tali soluzioni tramite dinamiche partecipative attoriali, innestate nei processi di Living Lab aperti al dibattito tra le diverse tipologie di stakeholders. Aumentando la socializzazione di obiettivi e strumenti e l’interazione di comunità, si è anche colto l’occasione per valutare come l’attuazione di talune pratiche incentivate dal primo pilastro della politica agricola comune (PAC), quali gli ecoschemi, risulti applicabile nel contesto siciliano, anche nella sua accentuata dimensione di hotspot climatico.
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Autore: Luca Colombo (Responsabile tecnico/scientifico di progetto)
Revisione: Francesca De Donatis (Responsabile alla comunicazione ARCA S.r.l. Benefit, partner di progetto)
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