07 Apr Umanesimo, Rinascimento e Coronavirus
Il 6 aprile del 1520 Raffaello Sanzio affrontava l’ultima sfida: quella dell’eternità.
Tra gli endemismi a tutto tondo di questa piccola grande regione quali sono le Marche, qui parliamo di quelli con la “E” maiuscola. Ma il genio, il galantuomo, l’”influencer” della pittura, dell’architettura e della bellezza tout court nei secoli dopo di lui è ancora vivo, più che mai, nell’anno del cinquecentenario della sua morte.
In questa sede non ci spingeremo ad esprimere giudizi o considerazioni tecniche e “tecnicistiche”, poiché il mondo degli esperti, studiosi e cultori, nostrani e non, ci sta già pensando pertinentemente con eventi e celebrazioni, da Urbino, dove egli nacque, verso il mondo.
Cinquecento anni fa: mai nella storia dell’arte e dell’uomo vi fu una concentrazione così prolifica di personaggi e idee immortali.
Leonardo, Michelangelo, Vasari, Bramante, Tintoretto, Brunelleschi, Botticelli, Donatello e molti altri ancora delinearono un’era, un nuovo mondo estetico e introspettivo, quasi a integrare l’altra scoperta dei tempi, stavolta geografica, di Cristoforo Colombo.
Coincidenza? Sicuramente, ma non troppo.
Se l’uomo stava cercando qualcosa, nel ‘500 l’ha trovata, fuori e dentro di lui.
Soltanto l’elencazione di questi nomi “sacri” evoca, stupisce, affascina e ci fa riflettere sul presente.
Questi geni, con i loro illuminati mecenati, inventarono una rinascita e una rigenerazione dello spirito umano, che passarono alla storia come Umanesimo e Rinascimento.
Anche chi avesse solo ricordi sbiaditi dal tempo della scuola non si può esimere dal riconoscere l’influenza e l’impatto ancora “moderno” di questa magnifica corrente, di questa età dell’oro.
Nell’anno delle celebrazioni dedicate al grande marchigiano capita anche il Coronavirus.
Tra le varie cause e motivazioni, partendo dalla versione complottistica arrivando a quella evolutiva, su cui lasciamo dibattere i mass media, proviamo a costituire un’analogia.
Che sia davvero il momento di rivedere le priorità dell’uomo? Che qualcuno o qualcosa ci abbia voluto lanciare un messaggio, sia pur a caro prezzo?
Risponderanno il filosofo, lo scienziato, il politico.
Ma intanto noi profani non lasciamoci sfuggire l’occasione, cogliamo il messaggio di Raffaello Sanzio (e dei suoi contemporanei) di rinascita, rivalutazione, rigenerazione, riattribuzione dei valori.
Speriamo non sia vero che l’uomo è l’unico animale che non impara dai propri errori. Speriamo…
E, vista l’occasione, vi lasciamo con l’epigrafe a suggello della tomba di Raffaello nel Pantheon di Roma, città in cui il Nostro morì:
“Qui è quel Raffaello da cui,
fin che visse, Madre Natura temette
di essere superata da lui e quando morì temette di morire con lui.”
Massimiliano Montesi
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