01 Ott INTERVISTA AL PROF. ANGELO FRASCARELLI
Abbiamo avuto l’onore di un confronto con il Prof. Angelo Frascarelli, che ha sia visitato i campi del Progetto ARCA sia rilasciato un’interessante intervista “ai nostri microfoni”.
Angelo Frascarelli è professore associato del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia. Recentemente è stato nominato, dal Consiglio dei ministri, Presidente dell’ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. La sua candidatura è stata sostenuta con convinzione dal ministro delle Politiche Agricole e Forestali Stefano Patuanelli.
Di seguito l’intervista al Prof. Angelo Frascarelli.
Quali sono secondo lei i punti di forza del Progetto ARCA?
I punti di forza risiedono nel tema: il suolo, la sua struttura, la fertilità e la biodiversità.
I suoli sono alla base della produzione alimentare e di molti servizi ecosistemici essenziali, sono una delle risorse chiave per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico poiché costituiscono il principale serbatoio di carbonio negli ecosistemi terrestri. Tale progetto si focalizza quindi sul tema innovativo che oggi interessa sia il cittadino che il consumatore.
Cosa ne pensa delle tecniche agronomiche promosse dal Progetto ARCA? Vede in queste tecniche lungimiranza?
Le tecniche del progetto ARCA, ovvero dell’agricoltura rigenerativa, hanno un valore strategico e nel futuro ne sentiremo sempre di più parlare. Ad oggi però, queste tecniche sono ancora a livello sperimentale e quindi vanno consolidate; e se da una parte sono promettenti dal punto di vista della sostenibilità ambientale (fertilità, biodiversità e struttura dei suoli) dall’altro sono attualmente incerte dal punto di vista economico, o per lo meno i dati in nostro possesso non forniscono certezze economiche.
Sostenibilità ambientale ed economica sono un binomio inscindibile; l’agricoltore non può vivere di sola sostenibilità ambientale. Per questo il progetto ARCA è importante perché consente una sperimentazione per raggiungere entrambi questi obiettivi.
Che significato assume oggi l’agricoltura bio rigenerativa?
Questo tipo di agricoltura è un sistema all’avanguardia, un sistema pilota, che assume un grande valore strategico per il futuro. L’avanguardia è data proprio dal fatto di applicare il concetto “di più con meno” all’agricoltura e cioè produrre di più con minori input di sostanze chimiche, minor utilizzo di acqua, minori emissioni di gas serra, minor rischio di degrado del suolo e minor utilizzo di input energetici.
Ultimamente il consumatore appare molto più attento all’ambiente, a come sceglie il cibo che acquista e a cosa mette in tavola, manifestando anche di essere esigente nei confronti del produttore, del negoziante di fiducia e del ristoratore: questa nuova consapevolezza potrebbe essere stata dettata dalla pandemia che ha contribuito a costruire una nuova scala di valori?
La pandemia ha accresciuto l’attenzione del cittadino e del consumatore nei confronti della sostenibilità ambientale e la richiesta, quindi, di un nuovo modello di sviluppo. Infatti, molti cittadini attribuiscono la causa della pandemia al modello di sviluppo sbagliato (insostenibile) degli ultimi 50 anni.
Questa consapevolezza ha portato i consumatori a privilegiare i prodotti del territorio o comunque italiani e a prestare una maggiore attenzione ai metodi di produzione. Le persone sono sempre più attente alle questioni ambientali, sanitarie, sociali ed etiche e, ora più che mai, ricercano valore negli alimenti.
Come vede lo scenario di oggi e quello del prossimo futuro (da qui a 5 anni) se pensasse al mondo agricolo e, quindi, al ruolo e all’importanza dell’agricoltore, dell’agronomo e del consumatore?
Il futuro, come già avviene oggi, sarà trainato dal consumatore, che tramite le scelte di acquisto guiderà i metodi di produzione. Quindi l’agricoltore dovrà adeguare i propri metodi di produzione verso le richieste dei consumatori, che chiedono: una produzione quantitativamente adeguata, sostenibile e a prezzi accessibili.
Nasce spesso la domanda: i consumatori sono disponibili a pagare per metodi di produzione più sostenibili. Si, sono disponibili a pagare di più, ma non troppo.
Il modello di agricoltura del futuro sarà l’intensificazione sostenibile o meglio l’agricoltura smart.
Gli agricoltori dell’UE svolgeranno la funzione produttiva e congiuntamente alla custodia delle risorse come suolo, acqua, aria e biodiversità e garantire funzioni essenziali di assorbimento del carbonio e di fornitura di fonti rinnovabili di energia.
Per questo obiettivo saranno fondamentali gli agronomi, la consulenza tecnica; ci attende una stagione di grandissime innovazioni, perché la sostenibilità si consegue con l’innovazione e non con il ritorno all’agricoltura del passato.
Arca Benefit sta cercando di mettere nelle condizioni il territorio di essere pronto ad affrontare le prossime sfide del futuro. Cosa si potrebbe fare per accelerare ancora di più questo tipo di evoluzione bio rigenerativa?
Sperimentare, sperimentare, sperimentare; innovare, innovare, innovare. In altre parole, tradurre gli obiettivi di sostenibilità ambientale congiuntamente a quelli di sostenibilità economica. L’incremento della produzione agricola e della sua sostenibilità sarà realizzabile solo con un ingente sforzo di ricerca e innovazione a tutti i livelli. Quindi Arca Benefit deve essere la punta di diamante che realizza nuovi metodi di produzione, come già sta facendo, coniugando l’aspetto ambientale con l’aspetto produttivo ed economico.
Sono molti gli under 35 italiani che, arrivando da settori diversi, decidono di diventare agricoltori (i cosiddetti agricoltori di prima generazione): quali suggerimenti darebbe loro per orientare al meglio il loro lavoro/passione?
Molte imprese agricole negli ultimi anni hanno avuto successo grazie ad agricoltori provenienti da altre attività economiche, che hanno saputo vedere il futuro dell’agricoltura inserito nel cambiamento della società.
All’opposto, molti agricoltori tradizionali, ancorati a modelli del passato, non sono riusciti a comprendere il cambiamento della società, del cittadino e del consumatore.
Certamente gli agricoltori, che provengono da altre attività economiche, scontano la scarsa conoscenza del settore agricolo e quindi devono dotarsi di professionalità adeguate. Magari conoscono bene i nuovi mercati, i nuovi interessi della società, ma conoscono molto meno le tecniche di produzione e allevamento; per questo necessitano di un’integrazione, di una collaborazione, con agricoltori con maggior esperienza.
Da questo punto di vista i maggiori successi non si hanno dagli under 35, ma da imprenditori provenienti da altri settori che iniziano l’attività agricola dopo una vita di successi in altre attività economiche.
Il Prof. Angelo Frascarelli e Luca Gasparrini durante un momento della visita nei campi del Progetto ARCA
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