21 Dic Il Suolo: una risorsa non rinnovabile
Il 5 dicembre si è tenuta la Giornata Mondiale del Suolo, indetta dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salvaguardia di questo bene prezioso.
Il tema di quest’anno, “Mantieni vivo il suolo, proteggi la biodiversità del suolo”, ha messo in evidenza l’importanza della biodiversità e delle misure da intraprendere per contribuire alla rigenerazione dei terreni. È stata l’occasione, poi, per ribadire a livello nazionale e internazionale, il ruolo chiave dell’agricoltore nella gestione del terreno.
Il suolo è una risorsa indispensabile per la vita sulla terra. Proteggerlo è fondamentale per garantire il futuro dei sistemi agroalimentari e l’equilibrio degli ecosistemi. Se è vero che si registra una crescente consapevolezza del valore della biodiversità in superficie di piante e animali per la sicurezza alimentare e la nutrizione, non si può dire altrettanto per la biodiversità che si trova all’interno del suolo.
Ricordiamoci sempre che il suolo è anche una risorsa non rinnovabile e negli ultimi anni la situazione è drasticamente peggiorata e la combinazione di tre fattori (degrado del suolo, erosione e cambiamenti climatici) ha reso evidente che, se non si cambia immediatamente direzione, questo potrebbe portare alla riduzione dei raccolti fino al 50% in alcune aree dell’Italia. Senza dimenticare che il 21% della superficie – di cui il 41% al sud – è a rischio desertificazione (fonte CNR).
A questo si aggiunge poi un significativo incremento del consumo di suolo a discapito delle aree agricole e naturali. Il rapporto 2020 dell’Ispra, infatti, segnala che ne stiamo perdendo 2mq al secondo, che corrispondono a circa 16 ettari al giorno a fronte, peraltro, di una popolazione in decrescita che non ha bisogno, quindi, di occupare ulteriori spazi.
Ecco perché è urgente mettere in atto pratiche rigenerative con l’obiettivo di tutelare il suolo, tramite un’attenta gestione che miri non soltanto a rallentarne il degrado, ma anche a ripristinare al suo interno la sostanza organica. Solo così è possibile renderlo più fertile e contribuire alla decarbonizzazione dell’atmosfera attraverso l’assorbimento di carbonio da parte del suolo stesso.
L’agricoltura intensiva, la monocoltura, l’uso di diserbanti e prodotti di sintesi, infatti, sono tra gli elementi che più impoveriscono il terreno, riducendo la sostanza organica e la concentrazione di microrganismi.
È necessario un cambio di rotta immediato, reale e concreto, verso un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente, anche perché – non dimentichiamolo mai – dal terreno sotto ai nostri piedi dipende ciò che arriva nelle nostre tavole.
Gabriella Mazzetta
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