I Proverbi contadini (2): tra mito e saggezza popolare

La seconda puntata sui nostri proverbi dell’antica civiltà mezzadrile tocca i mesi di febbraio e marzo.

Anche in questa occasione la “sorgente” alla quale abbiamo attinto è il libro, il cui editore è Aldo Martello, di Leandro Castellani, datato 1973.

Il focus è sempre quello legato alle speranze, agli auspici, all’esperienza e ai timori nei riguardi delle stagioni agricole a venire.

Una grande attenzione ai segnali della natura cui, ai tempi dell’economia circolare della casa colonica mezzadrile, si assisteva con rispetto e con il cuore pieno di aspettativa.

Febbraio, la notte e il giorno paro. (Fabriano)

Febbraio, la notte e il giorno hanno la stessa durata.

Santa Marì Candlora, dl’invern sèm fora; si ‘n èm fatt ben el cont, sèm tel mezz de bel pont. (Urbino)

Il Giorno di Santa Maria Candelora (che corrisponde al 2 Febbraio) siamo fuori dall’inverno, ma se non abbiamo fatto bene il conto ne siamo nuovamente nel mezzo.

Per San Valindino, primavera sta vicino. (Macerata)

Quando arriva San Valentino la primavera è alle porte.

Marzo sciuttu, ma non tuttu. (Macerata)

E’ bene che a marzo piova ma non sempre.

A li tanti de marzo tona, a tanti paoli va lo grà. (Fermo)

Per quanti giorni marzo tuona a tanti paoli (moneta pontificia che prende il nome da Papa Paolo III) va il grano.

La nev marzolina, de la sera a la matina. (Fano)

La neve di marzo dura un giorno.

Quanno marzo ha cinque venerdì, poca fava e gnente jì. (Fermo)

Quando marzo ha cinque venerdì, poca fava e niente lino.

Marzo vendusu, aprile temberato, viatu lu villà che ha somendato. (Macerata)

Marzo ventoso e aprile dolce, beato il contadino che ha seminato.

Dopo sant’Ansovì, se la rondine non v’è, cattiva nova c’è. (Camerino)

Dopo Sant’Ansovino (che cade il 13 marzo, giorno del Patrono di Camerino), se non sono ancora arrivate le rondini è brutto segno.

Massimiliano Montesi



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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