Agricoltura “illuminata”

Oggi più che mai l’urlo della terra è lancinante.

Non è più un argomento dibattuto tra esperti, ma è sotto gli occhi di tutti noi.

Le vicissitudini legate al Covid stanno modificando il mondo: abitudini, valori, economia, pensiero.

Ci costringono a cambiare e, com’è ben noto, il cambiamento parte da dentro di noi, non è soltanto un fenomeno “esterno”.

Anche l’agricoltura sta riflettendo e in molti casi sta agendo per rispondere alla richiesta di un nuovo ruolo e alla determinante funzione che essa svolge, o meglio dovrebbe svolgere, nella tutela del nostro pianeta e delle nostre vite.

Il Progetto ARCA, Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente, fonda la sua missione sullo sviluppo degli strumenti e dei servizi necessari per l’armonizzazione del rapporto troppo spesso dimenticato che sussiste tra cibo e suolo.

Healthy soil, healthy food, healthy people, healthy planet” recita il mantra che il Progetto ARCA ha sposato.

Dunque non ci sono scuse, ogni persona può contribuire alla salvaguardia della terra con le sue scelte alimentari.

Ma non bastano le tecniche agricole all’avanguardia, la fornitura di veri servizi ecosistemici, visioni allargate e coordinate di bacino. Serve anche un uomo conscio dei propri limiti che abbia l’intelligenza di fare un passo indietro oggi per farne due o più in avanti domani.

Dobbiamo inventare un nuovo umanesimo per un nuovo rinascimento guardando al buono del passato e a quello del progresso che abbiamo costruito.

Ma si può partire da un processo interiore di natura intellettuale per arrivare ad azioni concrete in agricoltura?

Si, perché qualcuno lo ha già fatto ed è successo qui da noi, nelle Marche, più precisamente nella magnifica Treia.

Siamo nel 1430 e nell’antica Montecchio (oggi Treia) Bartolomeo Vignati, animato da una anticipatrice e potente visione umanistica, fonda un’Accademia di nobili intellettuali dediti all’incantatrice arte di Apollo con la passione in termini allargati verso le scienze, le lettere e le arti.

Decisero di chiamarla Accademia dei Sollevati in allusione all’elevazione dell’animo umano che tali saperi sublimano, con particolare riferimento alla poesia.

La svolta avvenne poi tra la fine del ‘700 e l’alba del secolo successivo, più precisamente nel 1778.

Cause furono l’esplosione dell’epoca illuminista e quella della demografia europea.

Servivano risposte ideali e concrete, dunque parte degli intellettuali di Treia decise di dare nuova linfa alle conoscenze in agricoltura rispondendo alla nuova sete di progresso.

Di qui il nuovo nome: Accademia Georgica dei Sollevati.

L’attività dedicata alla ricerca e sperimentazione agronomica fu subito un successo tanto è che l’Accademia dei Georgofili di Firenze e quella di Berna divennero “partner”, diremmo in tempi moderni, e a ragione, visto che ancora sussistono tali rapporti.

Anche Napoleone Bonaparte, nella sua importante incursione italiana, “passò” da queste parti pensando di fare dell’Accademia Georgica dei Sollevati un faro per la cultura agraria italiana.

Ricerca e sviluppo ante litteram in agricoltura.

Lo studio delle nuove e delle antiche colture, l’adattamento delle stesse alle nostre condizioni ambientali, morfologiche e strutturali, l’apicoltura, la “genetica” della semenza, le rotazioni, la zootecnia e la ricerca della “via biologica” con lo sviluppo della lotta integrata verso gli insetti nocivi rappresentarono parte del più ampio spettro di attività dell’Istituzione.

Ancor più incredibile l’attualità dell’osservazione metereologica che qui, già dal 1799, poneva le basi per lo studio dei cambiamenti climatici, o meglio le sue implicazioni sull’uomo e sulle colture. Anche nella nostra epoca l’Accademia rappresenta in materia un polo internazionale di riferimento. Non è un caso.

Vi esortiamo a visitare Treia e la sede dell’Accademia (proprio da non perdere la bellissima palazzina ottocentesca disegnata dal Valadier) con il suo incommensurabile patrimonio librario, archivistico e artistico.

Noi lo abbiamo fatto e ne siamo usciti più ricchi e consapevoli.

Massimiliano Montesi



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
1 Comment
  • Francesco Stagni
    Posted at 21:29h, 16 Aprile Rispondi

    Proprio nel momento di incertezza e paura che stiamo vivendo, siamo chiamati dalla terra. Non ci dobbiamo tirare indietro!! L’ultima cosa certa che ci rimane è la natura!!

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