L’azienda Malavolta ospita l’evento in campo di OrtoBioStrip

Strip cropping ed altri modelli di coltivazione agroecologici per colture biologiche

Si è svolto nel Fermano, più precisamente a Campofilone, il secondo evento in campo del progetto OrtoBioStrip, ospitato dall’Azienda Ortofrutticola Malavolta Enzo&Ivano, partner di progetto.
OrtoBioStrip, acronimo di Orticoltura Biologica a Strisce, è un progetto di innovazione finanziato mediante il PSR Marche 2014–2022 (fondi FEASR), attraverso il bando “Sostegno per la costituzione e la gestione dei Gruppi Operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura – Sottomisura 16.1 Azione 2”, annualità 2021.

Avviato a ottobre 2022 e con conclusione prevista per settembre 2025, il progetto si inserisce nel contesto territoriale marchigiano caratterizzato da suoli argillosi di difficile lavorabilità, poveri di sostanza organica, soggetti a fenomeni erosivi e vulnerabili a stress biotici come la proliferazione di erbe infestanti, patogeni fungini ed insetti dannosi. In risposta a queste criticità, OrtoBioStrip propone alcuni approcci agroecologici basati su strategie di diversificazione colturale, capaci di aumentare le rese produttive e generare impatti positivi sull’intero agrosistema. Queste pratiche puntano a tutelare la biodiversità funzionale capace anche di contrastare gli stress biotici, a incentivare il sequestro di carbonio nel suolo e a mitigare fenomeni di erosione e dissesto idrogeologico del territorio.

Il progetto implementa, presso le due aziende agricole partner, sistemi produttivi orticoli ad alta valenza agroecologica e a forte carattere innovativo, caratterizzati da: la coltivazione a strisce o strip cropping; l’introduzione di colture di servizio agroecologico negli avvicendamenti; l’impiego di materiali genetici eterogenei; l’impiego di tecniche di minima lavorazione del suolo.
Le aziende agricole coinvolte sono l’Azienda Agricola “I Lubachi Bio” di Rosatelli Nicola (capofila di progetto), situata a Fratte Rosa (PU), e l’Azienda Ortofrutticola Malavolta Enzo&Ivano), situata a Campofilone (FM). Queste si trovano in contesti pedoclimatici differenti, permettendo di testare le innovazioni su suoli con caratteristiche diverse.

Insieme alle due aziende agricole, le azioni previste dal progetto sono sviluppate da un partenariato che include: il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – CREA, l’Università degli studi di Camerino – UNICAM,la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica – FIRABArca Srl Benefit, centro studi di agroecologia biorigenerativa.

Il dottorando Marco Monticelli (team UNICAM) parla dei bioindicatori e dell’indice QBS-ar

L’ evento in campo

L’iniziativa ha goduto di una giornata dal clima quasi primaverile e ha visto la partecipazione di una quindicina di persone, interessate ad approfondire da vicino la tecnica della coltivazione a strisce e a confrontarsi sull’impatto produttivo e territoriale del progetto.

Valentina Piselli, agronoma di ARCA S.r.l. Benefit, ha aperto i lavori accogliendo i presenti e offrendo una breve panoramica sul progetto, illustrandone le azioni principali e gli obiettivi perseguiti.

Il primo intervento è stato curato dal team di UNICAM: il dottorando Marco Monticelli, afferente al laboratorio di  “Biodiversità del Suolo” diretto dalla  Professoressa Antonietta La Terza della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, ha illustrato le attività di monitoraggio del suolo, svolte durante lo sviluppo progettuale. Queste sono funzionali al calcolo degli indicatori di performance (KPI), fondamentali per valutare la qualità biologica del suolo. Monticelli ha approfondito il tema dei bioindicatori, ed ha presentato l’indice  QBS-ar, che ci permette di misurare la qualità biologica del suolo attraverso i microartropodi presenti al suo interno, indice selezionato per valutare l’effetto delle pratiche agroecologiche applicate nell’Azienda Malavolta. Per l’applicazione dell’Indice QBS-ar, il team si reca in campo e raccoglie campioni di suolo da cui, in una seconda fase condotta in laboratorio, vengono estratti i microartropodi tramite l’uso di un’apposita strumentazione,  nota come  estrattore di Berlese -Tullgren.  A questo scopo i campioni di suolo sono posti su un setaccio con griglia metallica (maglia 2 mm) ed i microartropodi in essi presenti,  sotto l’effetto del disseccamento progressivo del suolo causato dal calore di una lampada ad incandescenza posta sopra l’estrattore, sono indotti a spostarsi verso la parte inferiore del campione e a passare attraverso le maglie del setaccio per essere raccolti in provette, successivamente analizzati al microscopio in quanto non visibili a occhio nudo. Questa fase è importante per attribuire a ciascun microartropode un punteggio basato sul suo adattamento al suolo (maggiore è l’adattamento maggiore sarà il punteggio),  che servirà al calcolo finale dell’Indice QBS-ar specifico per il campo analizzato. Più è elevato il valore dell’indice maggiore sarà la qualità biologica del suolo. Presso l’azienda Malavolta il campionamento di microartropodi è avvenuto effettuando dei prelievi sia nelle strip cropping che nei pure stands, a fini comparativi. In questa occasione sono state considerate anche le strisce fiorite dove sono stati effettuati ulteriori prelievi, in quanto si sono rivelate gli elementi del modello agricolo più funzionali nel contesto dell’azienda agricola Malavolta, relativamente al progetto OrtoBioStrip.
Dalle prime osservazioni emerge una risposta positiva dei microartropodi alle coltivazioni a strisce. Si è inoltre notata una differenza nella presenza di artropodi tra le varie colture: il frumento, coprendo il suolo fin dai mesi invernali, mostra valori QBS-ar più elevati rispetto al favino, che germina più tardi lasciando il terreno scoperto più a lungo. Con l’arrivo della primavera, il team UNICAM tornerà in campo per valutare la qualità biologica dei suoli aziendali sempre mediante l’applicazione del metodo QBS-ar per avere una valutazione complessiva dei 3 anni di applicazione delle pratiche agroecologiche considerate.

Visita ai campi dimostrativi

Enzo Malavolta, titolare dell’azienda ospitante, ha guidato i partecipanti presso i campi dimostrativi, dove Gabriele Campanelli (CREA, Centro OF di Monsampolo) ha illustrato nel dettaglio le innovazioni agroecologiche introdotte dal progetto.

La prova sperimentale consiste nell’applicazione della tecnica dello strip cropping, o coltivazione a strisce, a una gestione agronomica basata sulla consociazione colturale: strisce larghe 10 metri coltivate a frumento tenero alternate a strisce di favino come coltura di copertura. Alla sua terminazione il favino verrà sostituito dallo zucchino. Le stesse colture da reddito (frumento e zucchino) sono coltivate anche in purezza, nei cosiddetti pure stands, secondo la gestione aziendale tradizionale. Campanelli ha segnalato una possibile criticità del sistema: mantenere le strisce nella stessa posizione negli anni può essere complicato per ragioni agronomiche.

Un’ulteriore innovazione adottata è la fascia fiorita di due metri, costituita da un mix apistico. Questa fascia, pur non essendo produttiva, ha un’elevata valenza agroecologica, in quanto tutela la biodiversità, favorisce l’entomofauna utile e sostiene la lotta biologica conservativa. Tra i risultati attesi dallo strip cropping vi sono un potenziamento della diversificazione colturale con una conseguente riduzione della specializzazione colturale, quindi, in definitiva, una maggiore resilienza del sistema e un miglioramento delle rese produttive.

I dati acquisiti nei primi due anni di sperimentazione indicano che nell’azienda Malavolta il sistema strip cropping fornisce tendenzialmente un vantaggio produttivo, in termini di resa commerciale, rispetto al sistema di coltivazione in purezza.

Monitoraggio delle performance ambientali e produttive

La ricercatrice Ileana Iocola (CREA) ha illustrato le attività di monitoraggio agro-ambientale condotte durante le varie fasi progettuali. In entrambe le aziende, insieme al processamento di immagini satellitari sono stati effettuati rilievi a terra per raccogliere dati su biomassa, rese produttive, flora spontanea, consumi energetici e input agronomici, al fine di valutare diversi indicatori di performance ambientale e agronomica.

L’intervento della Dottoressa Ileana Iocola (CREA) che illustra il monitoraggio agro-ambientale e i risultati emersi.

Tra i risultati positivi emersi:

  • Maggiore vigoria vegetativa nei sistemi agroecologici a strisce rispetto ai sistemi in purezza, come evidenziato sia dai rilievi a terra sia dall’analisi dei dati satellitari (es. dell’indice NDVI – Normalized Difference Vegetation Index). Questo si traduce in una biomassa superiore e in uno stato vegetativo complessivamente più sano, dato soprattutto dalla presenza del favino e delle fasce fiorite che incidono positivamente sulla struttura e sullo sviluppo del sistema colturale e favoriscono un maggiore apporto di sostanza organica al suolo.
  • Maggiore copertura della vegetazione nei sistemi agroecologici a strisce rispetto a quelli in purezza, valutata da dati satellitari, rilievi a terra, e confermato dal software Canopeo che, processando foto scattate in campo dalla fase di emergenza fino al pieno sviluppo delle colture, ha permesso di valutare il grado di copertura durante tutto il ciclo colturale. Questa maggiore copertura contribuisce a contrastare l’erosione del suolo, in particolare in terreni declivi come quelli dei siti di sperimentazione, migliorando la protezione contro il dilavamento e riducendo la perdita di nutrienti.Parallelamente sono emersi anche dei trade-off, con maggiori consumi energetici ed emissioni in CO₂ equivalente delle strisce rispetto al sistema in purezza, legate alle maggiori lavorazioni e i maggiori apporti di input (es. sementi e carburanti).

Valutazione paesaggistica e prossimi appuntamenti

L’incontro in campo, oltre ad essere occasione di confronto sulla valenza tecnica della coltivazione a strisce, sulle prospettive di un’agricoltura capace di coniugare produzione ed erogazione di servizi ecosistemici,ha rappresentato un’opportunità di scambio sulle valutazioni del valore estetico-paesaggistico della coltivazione a strisce, rispetto al quale sono stati somministrati i questionari predisposti dalla Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica – FIRAB .

Nell’ambito del progetto OrtoBioStrip, accanto all’implementazione tecnica del modello agricolo innovativo e al monitoraggio, risultano fondamentali: la verifica della trasferibilità e replicabilità degli approcci adottati, la disseminazione dei risultati, il coordinamento progettuale, l’animazione del partenariato e la gestione dei rapporti con l’Amministrazione Regionale.

Il prossimo evento in campo si terrà a maggio presso l’Azienda Agricola “I Lubachi Bio”  di Rosatelli Nicola (capofila), e sarà una nuova occasione di confronto su aspetti agronomici, socio-territoriali ed economici del progetto.

Per restare aggiornati sulle prossime attività del progetto consultate i profili social e il sito web di ARCA S.r.l. Benefit, in particolare la sezione del sito dedicata al progetto OrtoBioStrip.

 



arca
info@arca.bio
No Comments

Post A Comment

Top