12 Mag Il dono più prezioso da proteggere: la vita
Alcuni sostengono che si viva per lavorare, altri (non molti) credono che si lavori per vivere. La differenza potrebbe sembrare sottile, ma in realtà è abissale: i primi infatti subordinano al lavoro, che diventa la prima e unica priorità, la loro intera esistenza affettiva e relazionale, i secondi, al contrario, ritengono che sopravvivere non sia sufficiente e che la vita sia il dono più prezioso che abbiamo il privilegio di detenere, da salvaguardare e proteggere con tutte le nostre forze.
Fra questi ultimi è doveroso annoverare José Mujica, ex Presidente dell’Uruguay (2010 – 2015), il quale affermò: “Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo solo una”.
Queste notevoli parole, dense e cariche di significato, si sono trasformate in azioni concrete che hanno contribuito a rendere Mujica un uomo straordinario nel senso letterale del termine, ovvero al di là e oltre il comune e l’ordinario. L’esempio più emblematico ci viene offerto dalla gestione “insolita” dello stipendio che riceveva in qualità di guida del paese: ne donava circa il 90% a organizzazioni non governative e soprattutto a tutti coloro che ne avevano veramente bisogno e necessità, in questo caso per riuscire solamente a sopravvivere!
Era un politico illuminato, pienamente conscio della drammatica situazione di povertà nella quale riversava il suo popolo, e aveva ben compreso come i sacrifici individuali fossero indispensabili per ottenere e conquistare, con il sudore e la fatica, un bene comune incommensurabilmente più grande di qualsiasi prestigio personale: l’amore, la gratitudine e l’eterna riconoscenza della popolazione uruguaiana nei confronti di un uomo che ha tentato l’impossibile per salvarla e riscattarla dalla miseria e dalla fame.
Non è questa la sede per scendere nei dettagli della sua condotta di vita parca e umile o per addentrarci nei meandri delle sue scelte politiche guidate dalla ragione e dal buon senso, ma è bene evidenziare una curiosità, grazie alla quale si riesce a cogliere appieno il senso profondo della sua esistenza e dei suoi pensieri: da giovane amava leggere e approfondire Seneca.
Il filosofo romano originario di Cordova ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per Mujica, il quale ha mutuato dal primo riflessioni e principi che hanno “condizionato” il suo percorso, sia speculativo che pratico: la consapevolezza della brevità della vita e la conseguente importanza decisiva conferita a ogni singolo istante vissuto pienamente ed effettivamente, la necessità di cambiare se stessi prima di poter cambiare l’ambiente e il mondo circostanti, la ferrea convinzione che la felicità non dipenda dalla ricchezza o da altri beni esteriori, ma da noi e dalla nostra capacità di accontentarci e di non desiderare troppo.
Ben si comprende dunque lo stile di vita sobrio che contraddistingue Mujica; per dirlo con le sue parole, “io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi”.
La sobrietà intesa come lotta contro lo spreco e il consumo irrefrenabile senza limiti è uno dei più potenti antidoti di cui disponiamo, se abbiamo a cuore la tutela della nostra esistenza individuale e ancor di più dell’esistenza dell’intero pianeta, oggi più che mai minacciato e in grave pericolo.
Uno dei principi ispiratori di ARCA, il tentativo di reinterpretare il concetto di spreco sulla base dell’assunto secondo cui i rifiuti non esistono, perfettamente in linea con i valori e la condotta di vita dell’ex Presidente dell’Uruguay, deve costituire la linea guida alla quale affidarci per orientare il nostro accidentato cammino verso un futuro che ci auguriamo possa essere radioso e migliore, in particolare per le generazioni a venire, all’insegna dell’economia circolare e del rispetto dei tempi e dei ritmi della Natura.
Lorenzo Romagnoli (Dottore in Filosofia)
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