Medioevo sospeso

Silenzio spirituale a Torre di Palme.

Torre di Palme. Riviera fermana. Il paese è sospeso sullo sperone di roccia che si protende verso la marina, come sospesa è l’atmosfera che vi si respira, rarefatta e irreale. Il nome sa di lontananze con quel rinvio a un tempo indefinito, che è forse quello della meridiana, con lo gnomone conficcato nella pietra che gioca con l’ombra mossa dal sole.

Qui i secoli sono pause, brevi come stagioni, e sono familiari, nostri; ti senti trasportato da quella infinita leggerezza appena metti piede sulla strada grande, dove si affacciano case di pietra, chiese millenarie e il Palazzo Priorale che conserva ancora tracce gotiche e frammenti d’affresco.

Allora ti rendi conto che l’auto, abbandonata all’inizio del paese, è ingombrante, oggetto incompatibile, da dimenticare.

Ascoltare il rumore del passo è un’emozione, perché sai di vivere in un involucro di memorie.

Sopravvale la dimensione dello spirito.

Benevoli storici raccontano che la città di Palma, in antico, era importante quanto Ancona e Fermo e solo dopo il passaggio dei barbari si spense ogni luce di potenza. Gli scampati alla furia delle devastazioni si acquietarono sul crinale del bastione di terra, vi alzarono mura e torri a difesa e chiese per pregare e stare insieme. Torre di Palme, entrata poi nell’orbita di Fermo, si guadagnò protezione e privilegi. Già nel 1249 gli abitanti promettevano di essere cittadini fermani e di assolvere ogni obbligo nei confronti del potente Girifalco.

Castello medievale fortificato, sembra una ricostruzione in miniatura, un plastico. In aprile, quando non è ancora sottoposto agli assedi turistici, quando in ogni ora è silenzio, riesci a entrare in un’altra dimensione. Il borgo ti offre suggestioni impensabili perché ha conservato pietre e anima del medioevo lontano. Ha rifiutato, per quello spirito di autoconservazione che è proprio della gente civile, le imposizioni sovrastrutturali che certe mode pretendono. Torre di Palme ti invita ad un percorso penitenziale, polvere e calzari e respiri profondi. Qui tutto è in ordine, pulito, con le rose di primaticce e i gerani sui balconi, tendine bianche ricamate sui vetri.

Tutto è discreto, sommesso, familiare e fiero. Torre ha mantenuto viva quell’aria di indipendenza che era condivisa, un tempo, dai cento paesi del Piceno, non propensi alla rinuncia e al cedimento.

È in tensione, da sempre, l’idea di libertà. Per questo la storia ha concesso a Torre di Palme secoli di pacifica autonomia, almeno fino al 1861, quando passò alla giurisdizione sangiorgese, per finire, definitivamente, frazione di Fermo nel 1878.

Concentrati nel breve spazio di un’occhiata, chiese, palazzi, mura e opere d’arte fanno del paese un unicum museale di commovente straordinarietà. Possente il campanile romanico della Chiesa di S.Maria a Mare, consacrata nel 1128 dal Vescovo Liberto. Si conserva un puteale monolitico bizantino, in pietra dalmata, con gigli e croci, un tempo fonte battesimale, a testimonianza dell’uso di materiali provenienti da preesistenti edifici.

All’interno affreschi bizantineggianti e una tavola, con Madonna e Santi di Vincenzo Pagani. Non c’è più, invece, un polittico con al centro la Vergine che allatta il bambino di Jacobello di Bonomo, rubato nel 1921 e non più rientrato.

In dotazione alla Chiesa gotica di S.Agostino degli Eremitani un solenne polittico di Vittore Crivelli. Dodici scomparti, su fondo dorato e cornice coeva, con predella a tredici nicchie, le prime tre a sinistra desolatamente vuote, disperse, come altre opere facilmente asportabili dei due fratelli, veneziani, Carlo e Vittore Crivelli. Questi “dipintori”, esuli in un territorio periferico, trovarono proprio qui la felice conclusione di una lunga stagione. Le Marche, diventate spazio della mente, proprio per l’accentuato municipalismo, garantirono una committenza senza ripensamenti e i due pittori, in due distinte aree territoriali, concessero i delicati e ultimi bagliori tardo-gotici della produzione pittorica di fine quattrocento.

Anche il polittico di Torre di Palme venne trafugato, nel 1972; fortunatamente recuperato e restaurato, testimonia la vitalità culturale e il modus vivendi della gente di Torre oltre 500 anni fa.

Da vedere anche la Chiesa di San Giovanni, d’impronta romanica di bella fattura, che risale all’XI secolo, come l’altra chiesa-oratorio dei santi Sebastiano e Rocco, ariosa, sul piazzale balcone. Nel momento di lasciare Torre di Palme pensi a tutto quello che il piccolo centro ha avuto in custodia e pensi ai passi che ha fatto l’uomo in mille e più anni, ma non sai dire se sono stati passi in avanti, oppure….

Massimiliano Montesi (da un testo di Terenzio Montesi per la Rivista “Buongusto” – maggio 2004)



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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