
26 Gen AGRICOLTURA BIOLOGICO RIGENERATIVA NELLE MARCHE
L’agricoltura biologico rigenerativa sta velocemente acquisendo riconoscimento in varie parti del mondo. Nel nostro Paese questa nuova forma di agricoltura vanta già alcuni esempi virtuosi, come testimoniano le esperienze in Friuli Venezia Giulia, il progetto toscano S.M.O.C.A, o il lavoro svolto da Deafal ONG.
Nella Regione Marche l’agricoltura bio-rigenerativa ha visto invece la sua sperimentazione e conseguente applicazione con il progetto AgriBioCons, finanziato dal PSR Marche 2014-2020. Grazie alla sperimentazione in campo durata 3 anni, il progetto AgriBioCons ha permesso di raggiungere importanti risultati riguardo alle rese ottenute, all’erosione del suolo e ad altri benefici ad esso associati. Oggi approfondiamo proprio questi aspetti legati all’agricoltura bio-conservativa (o bio-rigenerativa) e alla sua applicazione in contesti collinari e caratterizzati da terreni argillo-limosi come quelli del nostro territorio.
Agricoltura bio-rigenerativa: in cosa consiste?
L’agricoltura bio-rigenerativa ha radici molto antiche. Infatti, seppure oggi si avvale dell’aiuto delle tecnologie più avanzate, questa forma di agricoltura fonda i suoi principi sulle tecniche agricole più antiche, praticate anche dai nostri nonni. Le varie sperimentazioni e le ricerche hanno poi permesso all’agricoltura bio-rigenerativa di avanzare e migliorare le sue tecniche, fino a diventare oggi un aiuto valido e concreto per affrontare i cambiamenti climatici.
Il Progetto ARCA fin dal 2015 effettua sperimentazioni in campo per ricercare le pratiche e le metodologie più efficaci per rigenerare il suolo, di cui le principali sono:
- Cover crops (colture di copertura)
- Consociazioni colturali
- Minimo disturbo al suolo
- Rotazioni colturali almeno quinquennali
- Concimazione organica proveniente da processi di economia circolare
Nel presente articolo affronteremo le pratiche principali che sono state oggetto del progetto AgriBioCons.
Le cover crops: rigenerare il suolo coltivandolo
Spesso accade che i tradizionali metodi di avvicendamento colturale lascino il terreno scoperto. Ciò ha effetti negativi sul terreno, per vari motivi. In primis, non si converte l’energia solare in sostanza organica, quindi si perde biodiversità. In secondo luogo, quando piove si permette agli elementi nutritivi di essere lisciviati, con conseguente erosione del suolo ed eccessiva ossigenazione.
Le cover crops o colture di copertura possono evitare questi problemi tenendo il terreno costantemente coperto. Nello specifico, le cover crops sono specie erbacee che a differenza delle colture da sovescio non prevedono l’interramento della biomassa. La loro funzione è quella di migliorare le condizioni di fertilità biologica, chimica e fisica del suolo a servizio delle colture che seguiranno in rotazione. I benefici che ne derivano in agricoltura bio-rigenerativa sono vari:
- Controllo biologico delle infestanti (grazie al loro sviluppo rapido e all’effetto allelopatico);
- Cattura di nutrienti importanti come l’azoto, sia atmosferico (colture leguminose) sia di lisciviazione nitrico, immobilizzandolo nella biomassa verde e sottraendolo al dilavamento;
- Azione decompattante e strutturante del suolo ad opera degli apparati radicali fittonanti e fascicolati;
- Controllo dell’erosione attenuando la forza battente della pioggia e l’effetto di scorrimento dell’acqua;
- Aumento della biodiversità all’interno dell’agroecosistema;
- Sequestro del carbonio atmosferico e suo conseguente stoccaggio nel suolo a rappresentare un servizio ecosistemico strategico nella lotta ai gas serra.
Consociazioni colturali: l’unione fa la forza
Un altro principio cardine dell’agricoltura bio-rigenerativa sono le consociazioni colturali. Le consociazioni sono coltivazioni contemporanee, su uno stesso appezzamento di terreno, di due o più specie vegetali. Ne esistono diverse tipologie (qui trovi un articolo di approfondimento), ma la regola di base affinchè siano effettivamente consociate è che le specie vegetali devono essere compatibili tra di loro sia dal punto di vista biologico, che dal punto di vista colturale. Esse apportano numerosi vantaggi al terreno:
- permettono di ottenere un reddito maggiore dall’unità di superficie del terreno;
- migliorano quali-quantitativamente la produzione (prati polifiti, consociazione di veccia e avena);
- ottimizzare il tempo, seminando la consociata quando la prima coltura ha quasi ultimato il suo ciclo vegetativo (frumento e trifoglio violetto o erba medica);
- proteggono una coltura con un’altra dalle principali avversità biotiche e abiotiche (orzo con lenticchia, piante frangivento a difesa dei fruttiferi…).
Minimo disturbo al suolo: tutto si gioca nei primi 20 cm
Per applicare correttamente l’agricoltura bio-rigenerativa, è necessario dotarsi di un parco macchine adeguato che permetta di effettuare delle lavorazioni che non superino i 15-20 cm., impedendo l’inversione degli orizzonti pedologici del suolo. Ciò permette di preservare in superficie lo strato più fertile (organico), senza alterare l’equilibrio del suolo e della composizione dei suoi orizzonti. Inoltre, la non inversione degli orizzonti pedologici fa sì che in superficie rimangano i residui delle colture precedenti, che consentono la copertura costante del suolo.
Applicando l’agricoltura bio-rigenerativa nelle aree collinare marchigiane, caratterizzati da suoli fragili limoso-argillosi, si è reso necessario sviluppare delle specifiche macchine agricole che potessero effettuare le minime lavorazioni. Per questo unendo l’esperienza di Arca e il know how della ditta Angeloni Srl, abbiamo sviluppato tre macchine agricole: un erpice strigliatore, un erpice devitalizzatore e un decompattatore. Ognuna di queste macchine riesce ad operare in contesti collinari e ad effettuare le diverse operazioni necessarie delle pratiche bio-rigenerative, come preparare il letto di semina, gestire i residui colturali e controllare lo sviluppo di erbe spontanee.
Avvicendamento colturale: come praticarlo in regime bio-rigenerativo
Come è risaputo, l’avvicendamento o rotazione colturale è una tecnica agronomica che prevede l’alternanza, sullo stesso appezzamento di terreno, di diverse specie agrarie (ad es. frumento, girasole, trifoglio, ecc.) con l’obiettivo di riequilibrare le proprietà biologiche, chimiche e fisiche del suolo coltivato. Un adeguato avvicendamento è estremamente importante in quanto apporta all’azienda agricola che lo applica molti vantaggi sia di natura agronomica che di carattere economico-gestionale. Nello specifico:
- i vantaggi agronomici riguardano il miglioramento della struttura del suolo e della sua funzionalità, incremento dei microrganismi edafici, arricchimento in termini di elementi nutritivi, controllo delle avversità patogene e gestione delle erbe infestanti.
- i vantaggi economici riguardano la riduzione del rischio economico sulle colture dovuto a crolli di produzione o di prezzo di un determinato prodotto e distribuzione in maniera più regolare dell’impiego delle macchine e della manodopera nel tempo.
Nello schema classico di avvicendamento colturale, la rotazione minima è quella triennale, condizione obbligatoria per chi pratica agricoltura biologica. In agricoltura bio-rigenerativa invece, la rotazione colturale diventa pluriennale: in questo caso i cereali (ad es. mais, frumento e sorgo) e le leguminose annuali (ad es. favino, pisello e soia) vengono alternati con le foraggere poliennali (ad es. erba medica e trifoglio violetto). Questa complessa successione colturale mira, attraverso le proprietà di ciascuna coltura, ad apportare maggiori benefici al suolo al fine della sua rigenerazione.
Agricoltura bio-rigenerativa nelle Marche: quale futuro ci aspetta?
Le condizioni climatiche, geomorfologiche e le caratteristiche intrinseche dei suoli marchigiani li rendono soggetti a marcata erosione e sempre più esposti a fenomeni metereologici intensi. Nel futuro, se vogliamo proteggere il nostro da tali fenomeni, dovremmo iniziare fin da ora ad applicare pratiche che possano preservare il suolo e i numerosi servizi ecosistemici che ne derivano.
L’agricoltura bio-rigenerativa può venire in soccorso perchè attraverso le sue pratiche agronomiche riesce a rispondere a queste esigenze specifiche. A questo proposito, le pratiche bio-rigenerative applicate da ARCA saranno presto raccolte in un capitolato di produzione chiamato ORSS (Organic Regenerative Soil System). Ciò aiuterà gli agricoltori che vogliono approcciarsi a questa nuova forma di agricoltura ad applicarla correttamente e a diventare parte di un progetto nato per il territorio, dal territorio.
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